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serie classica
dvd 14
Pirati dell’Arcadia
A vordo dell’Arcadia, oltre a Capitan Harlock e al computer vi è un equipaggio composto da quaranta persone (o alieni, dato che ne fa parte anche Mime). Si tratta di uomini e donne (Kei Yuki e Masu Tsunajima) che, per svariati motivi, hanno lasciato la Terra per avventurarsi nel cosmo. In un’occasione Harlock li ha definiti "pirati dilettanti", poiché hanno abbracciato tale modello di vita solo per sfuggire alla pigrizia e alla stupidità che ormai imperversano sul loro pianeta d’origine. Si tratta di un gruppo eterogeneo di individui, uniti da grandi ideali e da un forte desiderio di libertà. Sull’Arcadia sono liberi di comportarsi come preferiscono. Possono giocare, mangiare, dormire dove gli aggrada. La loro vita può apparire sregolata agli occhi di chi non li conosce, ma in realtà sono una ciurma efficiente e sprezzante del pericolo, pronta a scattare al minimo segnale d’allarme e ad agire all’unisono quando la situazione lo richiede. Portano con orgoglio il titolo di pirati e continuano ad amare la Terra, prontoi a difenderla al costo della vita. Un legame profondo, fatto di fiducia, ammirazione e lealtà, li unisce a Capitan Hrlock, loro comandante indiscusso.
Colpire e dileguarsi
I pirati del passato molto raramente erano dotati di grandi navi. Non si trattava di una scelta dovuta a motivi economici, dopotutto le navi le rubavano e non le compravano, bensì a questioni pratiche. I predoni del mare preferivano la velocità alla potenza, poiché dovevano essere in grado di avvicinarsi velocemente ai loro obiettivi, abbordarli e poi allontanarsi dal luogo del misfatto. Certamente questo li rendeva più vulnerabili nei confronti delle grandi navi da guerra, dotate di moltissimi cannoni, ma i pirati non avevano alcuna intenzione di battersi con loro, al contrario le evitavano con cura e anche in questo caso una maggiore velocità era loro indispensabile. Per questo mentre le Marine militari usavano imponenti vascelli come le galere (navi a vela e a remi, a cui nei secoli XV e XVI venivano incatenati i condannati a pene capitali), o i galeoni (grandi velieri utilizzati dagli spagnoli nel XVI e XVII secolo), o le navi di medie dimensioni come le fregate, i pirati puntavano su imbarcazioni decisamente più ridotte, come la goletta (veloce vascello a due alberi, con vele di taglio su entrambi), lo sciabecco (veliero a due o tre alberi), lo sloop (veliero di piccole dimensioni, dotato di un solo albero), il brigantino (vascello a due alberi, con vele sia quadre che di taglio) e il cutter (piccola imbarcazione monovela). A prescindere da nome e forma, comunque, tutte le navi dei pirati dovevano garantirgli abbastanza velocità e manovrabilità da avvicinare le navi mercantili da saccheggiare, e altrettanta velocità per sfuggire ai mezzi militari che gli davano la caccia.
Veloce Arcadia
Nell’episodio quarantuno della serie Classica, dal titolo "Raflesia e Harlock: incontro ravvicinato", l’Arcadia si trova finalmente a vista con la Dokuros, la nave ammiraglia della regina Raflesia. Nonostante il mezzo pirata sia di discrete dimensioni, grazie a una lunghezza di quattrocento metri e una larghezza di duecentonovanta, appare quasi microscopico di fronte alla colossale nave/città Mazoniana. La seppur ragguardevole potenza di fuoco dell’Arcadia non riesce a scalfire l’avversaria, che può contare su un’immensa quantità di energia per alimentare i propri scudi difensivi. Harlock, quindi, decide di agire nella maniera degli antichi pirati, puntando su manovrabilità e velocità. L’Arcadia rimane vicinissima alla sua avversaria, quasi a contatto, impedendole anche di utilizzare armi da fuoco. Poi l’equipaggio pirata mette in atto un vero e proprio abbordaggio, utilizzando minuscoli mezzi per aprire piccole brecce nello scafo nemico e introdursi al suo interno. L’astuto comandante spaziale ha insomma trasformato uno svantaggio in un vantaggio, capovolgendo la situazione, proprio come avrebbe fatto un pirata terrestre dei tempi andati.
Serie Classica episodi 40-
L’Alkadia è pronta per intraprendere la battaglia finale con l’ostinata e spietata regina Raflesia. Nell’episodio 40, dal titolo "La nave del miraggio" la nave pirata si dirige verso l’ammiraglia Mazoniana, ma viene circondata da mezzi nemici. Una nave ospedale di Mazone chiede aiuto, lamentando una mancanza di medicinali. Attenendosi alle regole non scritte della correttezza tra le parti in conflitto, il Dottor Zero e Harlock acconsentono a cedere una parte delle proprie scorte, ma quando l’Alkadia apre i portelli per trasferire il prezioso carico, viene vilmente colpita dai cannoni Manzoniani. Sdegnato da un comportamento tanto scorretto, Harlock riprende l’attacco alla nave madre di Raflesia, che tuttavia utilizza navi civili quali scudi. Tale scelta suscita disapprovazione persino tra le stesse Mazoniane: le navi civili cominciano a ribellarsi e quando Raflesia ordina di distruggerle i militari si rifiutano di eseguire l’ordine.
Nel successivo "Raflesia e Harlock: incontro ravvicinato", lo scontro prosegue e Dokuros, l’ammiraglia Mazone, si trova infine a vista con l’Alkadia. La differenza di dimensioni tra le due è impressionante. La nave di Harlock può però contare su un piccolo vantaggio: una velocità e una manovrabilità molto maggiori. Arrivato quasi a contatto col nemico, Harlock affida l’Alkadia a Yattaran, mentre lui e tutto il resto dell’equipaggio escono a bordo di piccoli mezzi per abbordare la nave nemica. Lo scontro si sposta velocemente all’interno della nave/città di Raflesia, con violenti corpo a corpo tra i contendenti. Infine Harlock arriva al cospetto della sua avversaria e i due danno vita a un lungo duello a colpi di spada, da cui esce vincitore il pirata. A Raflesia sconfitta, Harlock concede di andarsene portando con sé i civili, ponendo fine al conflitto.
Nell’episodio finale, dal titolo "Addio pirata dello spazio", Harlock è pronto a riportare il proprio equipaggio sulla Terra, dove si aspetta verrà accolto con tutti gli onori. Ma il Primo Ministro, ingiusto come sempre, rifiuta di accettarlo. Intanto sul pianeta comincia a nevicare, e parte dell’esercito Manzoniano rimasto nascosto nel Pendant sferra il suo ultimo attacco. Sono ancora una volta i coraggiosi pirati a fermarlo, guadagnandosi il diritto di rimanere. Harlock, invece se ne va sull’Alkadia, lasciando ai suoi uomini il compito di costruire una nuova Terra.
Makio Inoue
Nell’edizione originale della serie Classica, a dare la voce a Capitan Harlock è Makio Inoue, che interpreta il personaggio anche nel film L’Arcadia della mia giovinezza, nella serie SSX, nella serie di OAV Queen Emeraldas e nel film Galaxy Express 999. Nato a Yamanashi il 30 novembre 1940, Inoue ha cominciato a lavorare come doppiatore negli anni Sessanta, grazie a piccoli ruoli nella serie televisiva di Astroboy, diretta da Osamu Tezuka. La sua attività nel settore si fa più incisiva negli anni Settanta e continua per tutti gli Ottanta e Novanta. Attualmente si dedica raramente al doppiaggio, ma fa qualche cameo in importanti serie, come la storica Samurai Champloo. Durante la sua lunga carriera, Inoue è stato la voce di molti character, come il samurai Goemon Ishikawa in parecchi anime di Lupin III. Tra le altre serie a cui ha partecipato vanno citate almeno Cowboy Bepop, Candy Candy, Legend of the Galactic Heroes e Area 88. Harlock resta il personaggio a cui è stato maggiormente legato e con cui è identificato dal grande pubblico.
Pirati solitari
Nell’ultimo episodio della serie Classica, Capitan Harlock decide di ripartire per lo spazio a bordo dell’Arcadia e in compagnia solamente di Mime, affrontando quindi le infinite distese quasi in solitudine. Certamente questo non poteva accadere ai pirati del passato, i cui velieri non potevano essere governati da una sola persona, tuttavia alcuni pirati si ritrovarono soli su isolette sperdute in qualche oceano, a causa di naufragi o abbandoni. Quando le tempeste affondavano una nave, se qualcuno dell’equipaggio sopravviveva poteva capitargli in sorte di diventare un naufrago su un’isola deserta. È quanto successe a Robinson Crosuè, in un romanzo del 1719 scritto da Daniel Defoe, ispirato alla figura di un pirata realmente esistito, Alexander Selkirk, rimasto solo su un isolotto disabitato. In altre occasioni poteva accadere che pirati macchiatisi di qualche delitto nei confronti dei loro compagni venissero puniti con l’abbandono su atolli sperduti, con solo l’ausilio di un po’ di cibo e rum, e magari neanche quelli. Dovevano quindi cercare di sopravvivere contando solo sulle scarse risorse naturali, sperando che qualche nave giungesse prima o poi a salvarli. Un destino certamente meno romantico di quello di Harlock, scelto e coadiuvato da un’astronave formidabile come l’Arcadia.
Computer dell’Arcadia
Spesso definito il "quarantaduesimo membro dell’equipaggio", il computer di bordo del’Arcadia è molto di più di un semplice calcolatore elettronico. Costruito da Tochiro Oyama, era già un formidabile aiuto per l’Arcadia alla sua nascita, ma è diventato qualcosa di ancora più complesso quando, alla sua morte, Oyama vi ha trasferito la propria coscienza. Ora, quindi è una sorta di nuova forma di vita, a metà tra intelligenza artificiale e umana. In lui rivivono i sentimenti del suo creatore, accompagnati da una volontà propria che si manifesta nei momenti maggiormente drammatici. Quando l’equipaggio non è più in grado di manovrare perché incosciente, il computer può prendere autonomamente il controllo della nave e portarla in salvo. Harlock si rivolge a lui come a un vecchio amico, ne ascolta i silenziosi consigli che si manifestano tramite un altalenarsi di lucette e suoni elettronici. Al centro della sala principale dell’Arcadia, il computer ha una forma imponente e suggestiva, sembra emanare un’aura di saggezza. Poiché sopravvivono in lui le emozioni e i desideri di Oyama, mostra grande interesse per il destino della piccola Mayu, ed è pronto a correre in suo aiuto ogni qualvolta si riveli necessario.